20 marzo 1894 a Isernia arriva il treno
Il 20 marzo 1894 la prima locomotiva a vapore fece il suo ingresso nella stazione di Isernia. Probabilmente uno degli eventi più importanti della storia molisana, dall’Unità fino alla seconda guerra mondiale. Fu un momento di rottura con il passato e ancora oggi si commemora quel giorno. Centoventicinque anni fa Isernia e il Molise entrano a far parte della storia nazionale: Roma e Napoli non sono più città lontane e irraggiungibili; i molisani possono dirsi italiani e adesso, emigrare dalla città partenopea o andare nella capitale del regno, non è più un miraggio. La Roccaravindola-Isernia è l’ultima fatica di un grande progetto che voleva la nostra regione collegata con i grandi centri industriali e amministrativi del giovane Regno d’Italia. La politica aveva lottato per ottenere questo privilegio, all’epoca concesso a pochi. Il 20 gennaio 1886 veniva aperta all’esercizio la tratta Vairano Caianello-Venafro e il 2 settembre dello stesso anno la ferrovia arrivava a Roccaravindola. I treni da questa località, nei pressi di Venafro, viaggiavano alla volta della stazione di Vairano e da li verso Roma o Napoli. Era indispensabile un collegamento con la cittadina campana. E questo piano fu portato a termine nel 1894. Si impiegarono diversi anni per completare la Isernia-Vairano: lo sforzo ingegneristico fu straordinario e i costi altrettanto ingenti. Si realizzarono poderosi terrapieni per evitare smottamenti e caduta massi; gallerie che perforavano quelle montagne che per secoli erano state delle barriere naturali; diversi viadotti furono edificati per superare fiumi, quali il Volturno, o dirupi, come quello scavato dal fiume Carpino con il viadotto di Santo Spirito a Isernia con i suoi mastodontici archi; come non ricordare infine i viadotti della Trinità, presso Macchia d’Isernia e di Longano, pochi chilometri dopo la stazione di Sant’Agapito-Longano. La linea, lunga ben 45 km, annoverava 6 Fermate (Presenzano, Sesto Campano, Pozzilli, Santa Maria Oliveto, Monteroduni Sant’Eusanio, Macchia d’Isernia) e 7 Stazioni (Vairano-Cajanello, Capriati a Volturno, Venafro, Roccaravindola, Monteroduni-Macchia, Sant’Agapito-Longano e Isernia), dotate di scalo merci con magazzino e piano di carico a testimoniare l’importanza commerciale che la tratta aveva nel passato. Furono fatti enormi sforzi per assicurare un futuro al Molise e anche all’Abruzzo e uscire da un isolamento che potremmo definire secolare.
Arrivò la guerra e con essa la distruzione. Durante la loro ritirata nel 1943, i tedeschi fecero terra bruciata, abbattendo ponti e tagliando i binari. Per diversi anni, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, il Molise ritornò in quell’isolamento dal quale era uscito molti decenni prima. Con impegno e costanza, dopo molte interrogazioni parlamentari, si riuscì a riattivare la Isernia-Vairano con altrettanta perizia ingegneristica: il ponte di Santo Spirito, ad esempio, fu ricostruito ex novo e venne edificato con un poderoso arco centrale che è divenuto uno dei simboli che caratterizzano il capoluogo pentro; fu uno dei piani architettonici più arditi nel periodo della ricostruzione post bellica. La linea fu riaperta a lavori ultimati nel 1953 e, precisamente il 22 febbraio: il capolinea di Isernia rivide giungere un treno con a bordo l’allora Ministro dei Trasporti Pietro Malvestiti.
Il treno inaugurale, sul quale avevano preso posto, oltre al Ministro e al Direttore Generale delle Ferrovie dello Stato, anche numerose autorità politiche e religiose e i funzionari delle F.S., partito alle ore 10 dalla stazione di Vairano, ha percorso tra festose dimostrazioni delle popolazioni, tutta la linea, fermandosi in ogni stazione e in corrispondenza delle maggiori opere d’arte, ed è giunto ad Isernia alle ore 13 circa accolto dal popolo acclamante e dalle autorità locali. («Ingegneria Ferroviaria», marzo 1953)
Nel 1956, poco dopo la riapertura all’esercizio, sono state dismesse la fermata Pozzilli e la stazione di Monteroduni-Macchia, entrambe per carenza di viaggiatori, in quanto la prima troppo vicina a Venafro e la seconda situata in aperta campagna tra le fermate di Monteroduni Sant’Eusanio e Macchia d’Isernia, voluta e utilizzata solo dal principe Pignatelli per raggiungere i suoi possedimenti. Oggi purtroppo sono lasciate in totale stato di abbandono. La storia recente, a cavallo tra il XX e il XXI secolo, ha visto altre dismissioni: la fermata di Santa Maria Oliveto e lo scalo di Capriati a Volturno per la scarsa fruizione del vicino cementificio. Nel 2003 è stato attivato il nuovo scalo merci di Roccaravindola che soddisfa principalmente l’area industriale di Pozzilli tramite un raccordo ferroviario.
Si pensava così di dare un incentivo all’industria molisana, facilitando il trasporto merci con l’elettrificazione della linea, da Vairano-Cajanello fino al piccolo comune molisano. Come spesso accade, i pochi finanziamenti e la schiacciante concorrenza del trasporto su gomma hanno ridotto drasticamente l’esercizio delle nuove infrastrutture.
Da centoventanni a questa parte la Isernia-Vairano serve i molisani, nonostante i tagli e i ridimensionamenti delle Ferrovie dello Stato che hanno portato all’abbandono quasi totale delle stazioni e delle infrastrutture che contribuivano al buon funzionamento della linea.
Alla luce di tutto ciò è nostro compito ricordare questo anniversario come parte integrante della storia molisana. Grazie alle ferrovie il Molise entrò nella modernità e poté sperare in un futuro migliore, lontano dal provincialismo.
«Il Battagliere Indipendente» del 24 marzo 1894 riporta la cronaca minuziosa dell’evento:
Il giorno 20 marzo 1894 è una data memoranda per la storia della nostra città. Esso segna uno dei più grandi avvenimenti della civiltà moderna, perché l’inaugurazione di una ferrovia è festa di civiltà e di progresso […]
Le opere meravigliose del 4° tronco della ferrovia Cajanello-Isernia rivelano insieme la potenza del genio di chi ha progettato e diretto i lavori, e la loro esecuzione perfetta e inappuntabile […]
20 marzo
La festa, veramente, può dirsi incominciata fin da ieri. Difatti nelle ore pomeridiane la città era tutta imbandierata; da ogni finestra, da ogni balcone sventolava il tricolore vessillo […]
Ieri sera la musica di Civitanova percorse le vie della città. Stamane è partita alla volta di Cajanello a ricevere gl’invitati una Commissione composta dei Sigg. Cimorelli Enrico, Fazio Filippo, Labella Federigo e Passarelli Francesco, Consiglieri Comunali e Passarelli Camillo e Ruggero Camillo, membri del Comitato delle feste.
Alle 9 sono arrivate le Società operaie di Forli del Sannio e di Miranda con alla testa le due musiche dei loro paesi […]
Alle 11 è arrivata la Società «Onestà e Lavoro» di Venafro […] Ai Sodalizi intervenuti sono stati offerti dalla nostra Società operaia peste, dolci e liquori.
Alle ore 10 è pure arrivata la musica di Caserta.
Alle ore 12 nella piazza della Sotto Prefettura si forma il corteo delle Società operaie; vi prende parte anche la Società Agricola d’Isernia con la sua fanfara […]
Il treno inaugurale portante in testa un trofeo di bandiere con gli stemmi d’Italia e d’Isernia, parte da Cajanello alle ore 12 e 5.
Alla stazione di Venafro c’è molta gente, e salgono in treno il Sindaco Sig. Siravo e parecchi Signori e Signore. Alla stazione di Roccaravindola vi salgono parecchi Signori d’Isernia, e così pure alla stazione di Sant’Agapito-Longano, dove il cavalcavia è pieno di contadini e di belle ragazze: il farmacista Sig. Labella lo riproduce con la sua macchina fotografica istantanea.
Il treno arriva alla stazione d’Isernia all’1,40, fischiando e sbuffando. Il vastissimo piazzale interno della Stazione è gremito di gente: vi sono non meno di 7 od 8 mila persone. Uno scoppio frenetico di applausi e battimani prolungati salutano il mostro carducciano. Molte signore, affacciate alle finestre della stazione, sventolano i fazzoletti; le bandiere delle Società operaie si levano in alto. Si sparano parecchie granate, le quali, scoppiando in aria, fanno cadere una pioggia di fiori e di cartellini tricolori con le scritte: Viva l’Italia, Viva il Re, Viva Isernia.
Anche le campane di tutte le chiese suonano a festa.
È un momento solenne, indescrivibile: l’entusiasmo popolare è al colmo […]
Dopo che il Clero ha proceduto alla benedizione del treno e dei fabbricati della stazione, i sodalizi si sono disposti in circolo, ed il Sig. De Cesare, Presidente della Società d’Isernia ha letto un applaudito discorso inneggiando alla vaporiere che egli chiama il Dio della Festa, venuto qui attraverso colline, valli e piani per consacrare l’opera di coloro i quali, fra stenti e dure fatiche, forarono quelle colline, colmarono quelle valli, livellarono quei piani. […] alle 14,30 ha luogo il banchetto nelmagazzino merci.
La sala è riccamente e artisticamente addobbata. Dall’alto pendono festoni di elcina e drappi tricolori, armonicamente disposti; sulle partei spiccano gli stemmi d’Italia, della Provincia e d’Isernia in mezzo a trofei di bandiere, nonché le sedici stupende fotografie, fatte fare a cura dell’Impresa Tiezzi e che rappresentano le opere d’arte più importanti da essa costruite. Né manca il ritratto del nostro amato Sovrano, sormontato dalla Stella d’Italia […]
Alle ore 17 il banchetto è finito. Quando due ore dopo, il treno inaugurale riparte, è salutato dai presenti, e il piazzale esterno della stazione, tutto adorno di pennoni e trofei, viene illuminato a bengala.
La folla si riversa nella piazza del Mercato, ma resta delusa, perché le due lampade ad arco promesse da Ruffolo, e già pagate dal Comitato, non sono accese; si accendono invece dei lumi di bengala.
La musica di Caserta, dopo aver suonato l’inno reale e l’inno di Garibaldi, si ritira, ed il popolo protesta.
Viene dopo opportunamente la pioggia, e così ha fine la prima giornata di festa.
21 marzo
Oggi la linea ferroviari è aperta all’esercizio: il primo treno arriva alla stazione alle 6,40.
La città è imbandierata come ieri, e la musica di Caserta ne percorre le vie.
Il Prefetto visita il Municipio, l’ospedale e l’asilo, ovunque accompagnato dalla Giunta Municipale. Riparte per Campobasso alle 12.
Dalle 17,30 alle 21 la musica di Caserta suona nella piazza Mercato sceltissimi pezzi, e riscuote meritati applausi. Fra gli altri pezzi suona un poutpourrì del Maestro Signor Criscuoli di Venafro, dedicato alla inaugurazione della nostra ferrovia, che è molto applaudito e se ne chiede il bis.
Alle 19 le due lampade ad arco si accendono, ma diminuisce l’intensità della luce delle lampade ad incandescenza.
Cosicché in tutta la festa, ciò che maggiormente si è fatto desiderare è stata la luce Ruffolo.
Non possiamo finire la rassegna delle feste, senza tributare una sincera parola di lode alla Società Operaia d’Isernia, che con tanta squisitezza di sentire ha ricevuto le società invitate, e alle musiceh di Civitanova, Miranda e Forli del Sannio, le quali hanno mostrato che continuando a far bene così come hanno incominciato, non potrà mancar loro un prospero e lieto avvenire.