Sin dalla nascita delle Ferrovie dello Stato, il personale dell’esercizio a contatto con il pubblico ha sempre avuto l’obbligo, durante il servizio, di indossare la divisa, o meglio il “vestiario uniforme” come definito nei regolamenti appositamente emanati.
L’elemento che spicca dalla lettura dei regolamenti, conservati nella Biblioteca Centrale della Fondazione FS, è l’impostazione militaresca che veniva attribuita all’uniforme; ciascuna qualifica del personale era contraddistinta da una determinata foggia del vestiario e del berretto e da una combinazione di fregi, gradi e colori che individuavano, in modo univoco, il ruolo e il posizionamento gerarchico del ferroviere.
Venivano infatti previste specifiche fogge dell’uniforme per tutti i gradi; ad esempio, nel regolamento in uso nel 1925, si parte dal Capostazione Superiore, che indossava un elegante “abito a stiffelius a due petti in stoffa drappé nera”, con “panciotto di piquet bianco” e un imponente berretto “con distintivo, fregio, trofeo e palme ricamate in oro” per arrivare, attraversando tutta la gerarchia ferroviaria tra “dirigenti di fermate”, “sottocapi al movimento”, “addetti alla pulizia ed untura carrozze sotto treno” al “guarda cessi”, che indossava uno “spolverino in tela grezza, con cuffia della stessa stoffa avente elastico laterale”.
Altro elemento distintivo era il colore del fondo del fregio del berretto, sul quale era riportato il monogramma “FS”, che indicava il servizio di appartenenza, secondo la seguente distinzione: Verde, personale degli uffici in genere (uscieri, magazzinieri, etc); Nero, personale del Servizio Movimento e Servizio Commerciale del Traffico (capistazione, capitreno, conduttori); Giallo, personale del Servizio Materiale e Trazione (macchinisti, capideposito, verificatori); Cremisi, personale del Servizio Lavori e Costruzioni; Azzurro, personale del Servizio Impianti Elettrici.
Il famoso “berretto rosso”, elemento distintivo del Capostazione, distingueva il personale delle stazioni addetto al movimento, cioè a tutte quelle mansioni che hanno ad oggetto la sicurezza e la circolazione dei treni. Tradotto in pratica, soltanto il “ferroviere con il berretto rosso” poteva autorizzare la partenza del treno dalla propria stazione.
I regolamenti prevedevano inoltre la fornitura al personale di una serie di ulteriori “accessori e oggetti speciali”. Ad esempio, i fregi e le mostrine venivano fornite dall’Azienda in alpacca, con la facoltà di utilizzare fregi ricamati da acquistare a cura e spese dell’interessato. Agli agenti dei treni e delle stazioni era inoltre concessa la fornitura dell’orologio da tasca.
L’impostazione militaresca contraddistinguerà il vestiario dei ferrovieri fino agli anni ’90, quando cesserà l’utilizzo della divisa cosiddetta “carta da zucchero”, forse la più conosciuta delle Ferrovie dello Stato, poiché i suoi venti anni circa di utilizzo l’hanno impressa nella memoria comune, sia dei ferrovieri che dei viaggiatori.
Al personale di macchina e viaggiante venivano fornite, con spesa a totale carico dell’agente suddivisibile in dieci rate, “lenzuola a sacco con custodia in tela” quando usufruivano dei dormitori dell’Azienda.
L’introduzione di tale divisa, risalente al 1972, portò una vera e propria rivoluzione; anzitutto la foggia, più pratica e moderna rispetto alle divise fino all’epoca utilizzate, il confezionamento industriale e non più dal sarto di fiducia e un nuovo colore “azzurrino”, leggermente più scuro per la dotazione invernale, che sostituì la tinta grigio-ferro adottata negli anni ’50 e ’60. Dai baveri delle giacche sparirono le mostrine metalliche, che vennero sostituite da un monogramma FS ricamato sul taschino, affiancato da una “aletta”.
Sui berretti, seppure in foggia differente, rimase la caratteristica “ruota alata”, da sempre elemento distintivo delle Ferrovie dello Stato.
Testo di Federico Cremonesi, tratto da www.fondazionefs.it